(Καρυδόπιτα)
Un dolce orgogliosamente greco che lascia in bocca il sapore di un bacio al miele...
Cosa ci serve:
Un dolce orgogliosamente greco che lascia in bocca il sapore di un bacio al miele...
Cosa ci serve:
- 3 tazze da tè di noci tritate
- 1e1/2 tazza da tè di pangrattato
- 4 uova
- 3/4 di una tazza da tè di zucchero
- 1 cucchiaino di cannella
- 1/2 razza di burro
- 1 tazzina da caffè di cognac
- 2 cucchiaini di lievito per dolci
Per lo sciroppo
- 3 tazze di acqua
- 3 tazze di zucchero
- 1 pezzo di cannella
- la scorza di un limone
Lavorate il burro con lo zucchero fino ad ottenere una crema spumosa. Aggiungete le uova uno alla volta, successivamente il cognac e la cannella, continuando a lavorare con la frusta o con lo sbattitore elettrico. Procedete con il pangrattato, il lievito e per ultime le noci. Stendete bene l'impasto così ottenuto in una teglia imburrata. Cuocete a 180°C per 35 minuti circa.
Nel frattempo preparate lo sciroppo, portatelo ad ebollizione e lasciate addensarsi a fuoco basso per circa 20 minuti. Fate la prova della goccia sul piattino, deve avere la consistenza del miele. Versate sulla karydopita ancora calda e lasciate riposare per almeno un'ora prima di tagliare.
Potete servire semplicemente così oppure alla maniera greca: accompagnare con una pallina di gelato alla vaniglia o alla masticha.
Questa è la mia preferita!
P.S. La reputazione di un paese è un cosa seria
Il nome della Grecia negli ultimi tempi sta subendo una accurata e sistematica diffamazione. I media soprattutto ma anche alcuni esponenti politici dell'Europa del nord usano per definire i greci una serie di stereotipi a dir poco offensivi e per di più assolutamente lontani dalla realtà.
Dicono che siamo pigri, fannulloni, bancarottieri, certamente non degni della fiducia dei popoli nobili dell'Europa Settentrionale. Che non paghiamo le tasse, che andiamo in pensione giovanissimi, che percepiamo stipendi enormi rispetto al resto dell'Europa. Secondo la favola servita rivisitata da questi signori, noi siamo le allegre ed irresponsabili cicale, che cantano al sole, mentre le bionde formiche accumulano provviste per l'inverno...
Non sono io l'esperta che tira fuori le statistiche europee che dimostrano l'esatto contrario dei suddetti luoghi comuni. Voglio solo raccontare come mi vedo e come vedo io i greci che conosco. Da bambini noi abbiamo studiato tantissimo, abbiamo imparato almeno due lingue straniere quasi obbligatoriamente. Abbiamo passato gli anni delle superiori a non uscire mai di casa, a non fare mai vacanze, per prepararci agli esami per l'università.
La maggior parte delle persone che conosco lavora dalle 10 alle 14 ore al giorno, i contratti sono tutti a forfait, a nessuno vengono pagati straordinari. In vacanza si va (si andava fino a due anni fa...) per una settimana in appartamento in qualche isola. Per il resto delle ferie si va un po' avanti e indietro al mare, o dai parenti per risparmiare, per poter pagare il mutuo o la rata della macchina, oppure la badante della nonna.
E' vero che la spesa pubblica è altissima, che manteniamo un esercito enorme. E' vero, c'è un'alta incidenza di corruzione nelle fila dei nostri politici, è verissimo che c'è il clientelismo e siamo noi gli unici a soffrirne. E' vero non abbiamo grandi produzioni, non abbiamo industrie, non abbiamo altro da esportare che prodotti agricoli.
Gli errori degli ultimi 40 anni sono stati tanti. Ma siamo noi i primi che vogliono correggere questi errori. Siamo noi per primi che vogliamo che cambino le cose nella politica, nella sanità, nella pubblica Amministrazione.
Saremo felici di poter partecipare con i nostri meriti a un concorso per un posto di lavoro, invece di dover chiedere un piacere al parlamentare di turno in cambio dei voti dell'intera famiglia.
Saremo sollevati di poterci curare in un ospedale pubblico correttamente rifornito, senza dover distribuire bustarelle a medici, infermieri e persino ai portantini. Saremo più liberi se eliminiamo la burocrazia e la timbrocrazia (l'assurdità che il timbro appartiene all'impiegato che lo usa; se l'impiegato è in ospedale per farsi operare l'ernia, devi aspettare un mese che torni per poter avere il timbro che ti serve...)
Saremo fieri ed entusiasti a fare la raccolta differenziata se siamo sicuri che i nostri rifiuti differenziati vengono correttamente recuperati in apposite strutture e non gettati indistintamente nella discarica per far ottenere al sindaco di turno i fondi europei come tangente personale.
E questa è la mentalità che vogliamo cambiare. Ma ci sono delle cose che non vogliamo cambiare per nessuna ragione al mondo.
Quando finiamo il lavoro vogliamo continuare ad andare a prendere il caffè al bar sul lungomare e fermarci a fare chiacchere con gli amici per tre ore.
Al nostro matrimonio vogliamo invitare 600 persone (sì abbiamo 600 tra amici e parenti che vengono volentieri al nostro matrimonio!) e con piacere offriamo loro una festa principesca.
Quando c'è il terremoto con naturalezza ospitiamo 15 parenti in difficoltà e per un intero mese, magari a dormire sui materassi accostati a terra. E ci va bene così.
Non ci sembra strano che i nostri nonni camminano lentamente brandendo il coboloi, oppure che vanno al kafeneio per una partita di tavli, mentre con la coda dell'occhio badano al nipotino che gioca lì a due passi.
E siamo fieri delle nostre nonne che all'alba stendono la sfoglia per una pita e al tramonto escono tutte insieme sul muretto a far cantare le dita sui merletti e le lingue sui fatti del paese.
Devono per forza diventare come le nonne proteinizzate del Nord che fanno jogging, corrono al corso di salsa, vanno al club con le amiche, partono per la vacanza in Tailandia e non hanno tempo da passare coi nipotini?
Nessuno vorrebbe mai cambiare la nostra musica, un miscuglio di oriente e occidente, i nostri balli in cerchio, espressioni di amicizia e compartecipazione, di antichi riti e usanze, oppure sensuali ed appassionati come il tsifteteli, o ancora carichi di significati e tradizioni come il tsamiko e il zeibekiko.
E chi oserebbe mai cambiare la nostra leggendaria ospitalità che non fa distinzioni tra festa e quotidianità, tra amici e stranieri, parenti ed estranei.
Questo non vogliamo cambiare, il nostro modo di essere Greci. Vogliamo continuare a ridere, a parlare ad alta voce, a protestare con vigore, ad amare con passione, a salutarci con abbracci e baci invece che con la stretta di mano, ad avere compassione, ad essere orgogliosi del nostro passato, tranquilli del presente e ad avere speranza per il futuro.
Noi non siamo cicale. Ma non vogliamo nemmeno diventare formiche bionde e accigliate e depresse. Vogliamo essere formiche brune, allegre, emotive e mediterranee come lo siamo sempre stati.Siamo fieri che da noi il mare è di un azzurro che più azzurro non si può. Che il sole splende per così tanti giorni all'anno. Che i nostri vini sono inebrianti e che i nostri dolci lasciano in bocca il sapore di un bacio al miele.
Per informazioni ed inspirazione ho letto:
Il nome della Grecia negli ultimi tempi sta subendo una accurata e sistematica diffamazione. I media soprattutto ma anche alcuni esponenti politici dell'Europa del nord usano per definire i greci una serie di stereotipi a dir poco offensivi e per di più assolutamente lontani dalla realtà.
Dicono che siamo pigri, fannulloni, bancarottieri, certamente non degni della fiducia dei popoli nobili dell'Europa Settentrionale. Che non paghiamo le tasse, che andiamo in pensione giovanissimi, che percepiamo stipendi enormi rispetto al resto dell'Europa. Secondo la favola servita rivisitata da questi signori, noi siamo le allegre ed irresponsabili cicale, che cantano al sole, mentre le bionde formiche accumulano provviste per l'inverno...
Non sono io l'esperta che tira fuori le statistiche europee che dimostrano l'esatto contrario dei suddetti luoghi comuni. Voglio solo raccontare come mi vedo e come vedo io i greci che conosco. Da bambini noi abbiamo studiato tantissimo, abbiamo imparato almeno due lingue straniere quasi obbligatoriamente. Abbiamo passato gli anni delle superiori a non uscire mai di casa, a non fare mai vacanze, per prepararci agli esami per l'università.
La maggior parte delle persone che conosco lavora dalle 10 alle 14 ore al giorno, i contratti sono tutti a forfait, a nessuno vengono pagati straordinari. In vacanza si va (si andava fino a due anni fa...) per una settimana in appartamento in qualche isola. Per il resto delle ferie si va un po' avanti e indietro al mare, o dai parenti per risparmiare, per poter pagare il mutuo o la rata della macchina, oppure la badante della nonna.
E' vero che la spesa pubblica è altissima, che manteniamo un esercito enorme. E' vero, c'è un'alta incidenza di corruzione nelle fila dei nostri politici, è verissimo che c'è il clientelismo e siamo noi gli unici a soffrirne. E' vero non abbiamo grandi produzioni, non abbiamo industrie, non abbiamo altro da esportare che prodotti agricoli.
Gli errori degli ultimi 40 anni sono stati tanti. Ma siamo noi i primi che vogliono correggere questi errori. Siamo noi per primi che vogliamo che cambino le cose nella politica, nella sanità, nella pubblica Amministrazione.
Saremo felici di poter partecipare con i nostri meriti a un concorso per un posto di lavoro, invece di dover chiedere un piacere al parlamentare di turno in cambio dei voti dell'intera famiglia.
Saremo sollevati di poterci curare in un ospedale pubblico correttamente rifornito, senza dover distribuire bustarelle a medici, infermieri e persino ai portantini. Saremo più liberi se eliminiamo la burocrazia e la timbrocrazia (l'assurdità che il timbro appartiene all'impiegato che lo usa; se l'impiegato è in ospedale per farsi operare l'ernia, devi aspettare un mese che torni per poter avere il timbro che ti serve...)
Saremo fieri ed entusiasti a fare la raccolta differenziata se siamo sicuri che i nostri rifiuti differenziati vengono correttamente recuperati in apposite strutture e non gettati indistintamente nella discarica per far ottenere al sindaco di turno i fondi europei come tangente personale.
E questa è la mentalità che vogliamo cambiare. Ma ci sono delle cose che non vogliamo cambiare per nessuna ragione al mondo.
Quando finiamo il lavoro vogliamo continuare ad andare a prendere il caffè al bar sul lungomare e fermarci a fare chiacchere con gli amici per tre ore.
Al nostro matrimonio vogliamo invitare 600 persone (sì abbiamo 600 tra amici e parenti che vengono volentieri al nostro matrimonio!) e con piacere offriamo loro una festa principesca.
Quando c'è il terremoto con naturalezza ospitiamo 15 parenti in difficoltà e per un intero mese, magari a dormire sui materassi accostati a terra. E ci va bene così.
Non ci sembra strano che i nostri nonni camminano lentamente brandendo il coboloi, oppure che vanno al kafeneio per una partita di tavli, mentre con la coda dell'occhio badano al nipotino che gioca lì a due passi.
E siamo fieri delle nostre nonne che all'alba stendono la sfoglia per una pita e al tramonto escono tutte insieme sul muretto a far cantare le dita sui merletti e le lingue sui fatti del paese.
Devono per forza diventare come le nonne proteinizzate del Nord che fanno jogging, corrono al corso di salsa, vanno al club con le amiche, partono per la vacanza in Tailandia e non hanno tempo da passare coi nipotini?
Nessuno vorrebbe mai cambiare la nostra musica, un miscuglio di oriente e occidente, i nostri balli in cerchio, espressioni di amicizia e compartecipazione, di antichi riti e usanze, oppure sensuali ed appassionati come il tsifteteli, o ancora carichi di significati e tradizioni come il tsamiko e il zeibekiko.
E chi oserebbe mai cambiare la nostra leggendaria ospitalità che non fa distinzioni tra festa e quotidianità, tra amici e stranieri, parenti ed estranei.
Questo non vogliamo cambiare, il nostro modo di essere Greci. Vogliamo continuare a ridere, a parlare ad alta voce, a protestare con vigore, ad amare con passione, a salutarci con abbracci e baci invece che con la stretta di mano, ad avere compassione, ad essere orgogliosi del nostro passato, tranquilli del presente e ad avere speranza per il futuro.
Noi non siamo cicale. Ma non vogliamo nemmeno diventare formiche bionde e accigliate e depresse. Vogliamo essere formiche brune, allegre, emotive e mediterranee come lo siamo sempre stati.Siamo fieri che da noi il mare è di un azzurro che più azzurro non si può. Che il sole splende per così tanti giorni all'anno. Che i nostri vini sono inebrianti e che i nostri dolci lasciano in bocca il sapore di un bacio al miele.
Per informazioni ed inspirazione ho letto:
Με συγκινησες πολυ Ελενη...
RispondiEliminaGrazie mille per aver condiviso questa ricetta!!! Sono riuscita a riassaporare il gusto fantastico di questa torta che io e mio marito avevamo assaggiato per la prima volta a Salonicco: gliel'ho preparata per il suo compleanno e l'ho reso felice!!! :) tra l'altro non avrei mai immaginato una preparazione così particolare ma allo stesso tempo così semplice! sono certa che utilizzerò tante altre ricette del tuo blog per poter tornare, almeno con la fantasia, nella meravigliosa Grecia! :)
RispondiEliminaP.s.: molto molto interessante anche l'ultima parte del post, grazie per aver condiviso il tuo punto di vista e di avermi dato la possibilità di vedere le cose da una prospettiva 'interna'. Conosco la Grecia, ho studiato la sua storia, l'arte, la letteratura, persino il greco antico, e mi rende molto triste vedere come sia lontana, al giorno d'oggi, dai suoi antichi fasti. Spero che l'incubo che vivete e che viviamo oggi possa avere presto una fine.